libro che è stato presentato ieri sera al Circolo Nautico Il Corallo, presieduto da Franco Galluzzo. Il volume ripercorre la vicenda della tragica scomparsa della nave Hedia e del suo equipaggio, composto da 18 italiani e 1 gallese. Di quell'equipaggio faceva parte anche il marittimo saccense Filippo Graffeo. Dal 1962 ad oggi numerose sono state le ipotesi al vaglio di storici e familiari, ma senza avere mai nessuna risposta ufficiale e definitiva, con il mistero che è stato sepolto sotto il segreto di Stato italiano e francese. Durante la serata, il dottore Rino Dulcimascolo, ha letto due lettere, una del '62 e una del '63, che la signora Rosa Guirreri, madre di Filippo Graffeo, aveva scritto all'epoca alle mogli di altri due marittimi scomparsi, esortandole a continuare a fare le loro ricerche e che il cargo, probabilmente, era finito in mezzo alla guerra per la liberazione dell'Algeria dal colonialismo francese. La professoressa Enza Cantone, invece, ha letto l'interrogazione parlamentare che nel '65 aveva presentato l'onorevole Sinesio, con la risposta scritta del ministro della marina mercantile dell'epoca, onorevole Spagnolli. Un vero e proprio giallo, il più incredibile giallo marinaro del ventesimo secolo.
Dal 1962 ad oggi di quel cargo e di quei marittimi non si è saputo più nulla. Quasi certamente un sequestro di stampo militare è stato spacciato per naufragio, con l'equipaggio fatto prigioniero e poi sacrificato in nome della ragion di Stato. Al di là delle vicende storiche e delle coperture politiche, dopo oltre mezzo secolo, non sono sicuramente ancora accettabili il silenzio e il mistero che coprono questa storia, che solo la pazienza e le ricerche di Accursio Graffeo, nipote di Filippo, hanno riportato alla luce dopo anni di oblio. I familiari ed eredi di quei 19 uomini attendono tuttora giustizia e di avere una tomba dinanzi la quale piangere i propri cari.