dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Margherita La Rocca Ruvolo. Nell’occasione si è svolta una rievocazione storica a cura dell’associazione culturale Antico Mondo.
Il progetto di riqualificazione ammonta a 104.000 euro e la copertura finanziaria è carico del bilancio comunale. Il comune di Montevago, in collaborazione con il Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, porterà avanti nel sito anche progetti di agricoltura didattica: sono già stati impiantanti un vigneto e un uliveto che si aggiungono alle piante di fichi d’india, limoni e altri frutti già presenti nella zona archeologica.
“L’intervento che abbiamo realizzato con fondi comunali e in collaborazione con la Soprintendenza dei beni culturali di Agrigento e il Parco archeologico della Valle dei Templi – ha detto il sindaco Margherita La Rocca Ruvolo - ci ha permesso di riaprire al pubblico una zona archeologica importante che da anni versava in stato di abbandono e che ora rappresenta un’attrazione in più per visitatori e turisti che arrivano nella Valle del Belìce e per i nostri concittadini che potranno godere anche del piazzale antistante che è stato riportato a nuovo. La rievocazione storica ci è sembrata un’iniziativa interessante e originale per inaugurare il sito e per far comprendere al meglio le scene di vita quotidiana in epoca romana, l’iniziativa è stata molto apprezzata dal pubblico”.
I protagonisti della rievocazione storica sono stati Viviana Caparelli, Roberto Naro, Maria Catena De Paola, Gaetano Naro, Patrizia Bellomo, Ivania Carletta e Giovanni Farina. “L’obiettivo principale della rievocazione – ha detto l’archeologa e rievocatrice Viviana Caparelli - è quello di infondere nella popolazione locale un senso di appartenenza e di partecipazione attiva: assistere ad una rievocazione storica deve essere visto come approfondimento culturale che permette di riscoprire l’autenticità di questo luogo. La memoria di una collettività è fattore attrattivo, con le proprie caratteristiche ed eccellenze storico e culturali. Più una determinata area è caratterizzata dall’unicità del proprio patrimonio materiale e immateriale più diviene meta per un turismo attento”.
Il sito archeologico di Villa Romana in contrada Mastro Agostino, geologicamente costituito da calcareniti, si presenta come una modesta terrazza collinare, dominante un’ampia vallata, ricca di acque sorgive. La Villa Romana, insediamento extra urbano, tipico del paesaggio agrario nei secoli dal II sec. a.C. ad I – II sec. d.C., nacque essenzialmente come villa rustica, cioè come abitazione del proprietario che coltivava direttamente le sue terre. In questa località, nel 1986, ebbe inizio la prima campagna di scavo da cui sono venute alla luce le fondazioni di un complesso abitativo caratterizzato da lunghi ambienti rettangolari, ad incrocio ortogonale, alle quali si aprivano gli ambienti da abitazione e gli ambienti da lavoro. Gli antichi concepivano la Villa come luogo normale della propria dimora e centro del fondo agricolo, dal quale dipendeva, quasi unicamente, la loro economia.