è uno dei tanti figli di Sciacca che si sono affermati nel mondo dell'arte e della cultura. Nato dalle nostre parti nel 1927, già negli anni Quaranta si era trasferito a Roma. Dove, alla professione di medico, per la quale eppure si era laureato, ha preferito quella di fotografo. Cosa che gli ha permesso di conoscere e immortalare luoghi senza confini geografici, raccontando attraverso i suoi scatti volti testimoni di guerre, dal Vietnam al Laos, con straordinari reportage dall'India e dal Sudamerica, testimoniando zone di povertà e carestia ma anche solo usi e tradizioni. Grande amico di letterati e artisti, tra cui l'editore palermitano Enzo Sellerio, tra gli incontri più importanti della sua vita ci fu quello con Mario Pannunzio, direttore de “Il Mondo”, giornale che ha formato la generazione di quelli che possiamo bene definire i più grandi giornalisti italiani, a partire da Eugenio Scalfari. Fu con questo periodico che Cascio lavorò per tanto tempo, conferendo alle sue foto stile narrativo e quell'efficacia che solo un grande artista può raggiungere. Morto nel 2015, una selezione degli scatti di Calogero Cascio nel periodo 1956-1971 è in esposizione al Museo di Roma in Trastevere. A curarla è Monica Maffioli. Una mostra dove, tra gli spaccati di mondo ripresi, c'è anche la stessa Sicilia di Calogero Cascio, nella quale il fotografo osserva la cultura mafiosa, contro cui, attraverso la sua arte, si battè a lungo, come ci conferma il figlio Diego, che con la sorella Natalia custodisce l'archivio del padre. Lo abbiamo intervistato.