Vicolo De Stefani, ha proposto la presentazione di “Padre Michele Arena da Sciacca. Prima gli altri” di Vincenzo Mandracchia e pubblicato qualche anno fa dalla Melqart Communication. Vincenzo Mandracchia ha presentato il suo ultimo libro sulla straordinaria figura di Padre Arena, uno dei protagonisti di quella Sciacca del secolo scorso che sembra non esistere più. A cento anni dall'ordinazione sacerdotale (1923-2023), si sono alternati diversi interventi e ricordi a memoria dell'indimenticato sacerdote saccense. Ad intervenire, oltre all'autore, Anita Lorefice, l'arciprete don Giuseppe Marciante, don Pasqualino Barone, l'assessora comunale Agnese Sinagra e Nico Miraglia, figlio del sindacalista Accursio, con cui padre Arena portava avanti, al tempo, numerose iniziative solidali. Accanto al tavolo dei relatori anche un bellissimo ritratto dell'indimenticato sacerdote saccense, realizzato dall'artista Lucia Stefanetti. Il noto parroco delle Giummare, nato nell'ormai lontano 1896, spese tutta la propria esistenza per aiutare gli altri, gli orfani, i più bisognosi, le famiglie povere di Sciacca, a molte delle quali permise anche di emigrare, supportandole dal punto di vista economico ed organizzativo. Famosi i suoi rapporti con le istituzioni francesi, a seguito della tragedia del dirigibile Dixmude, affondato nel mare di Sciacca. Per Mandracchia e per altri studiosi, com'è noto, sussisterebbero tutte le premesse necessarie per avviare il processo di beatificazione del filantropo saccense.
All'atrio superiore del Comune di Sciacca, invece, si è tenuta la presentazione di “Il Carrubo è l'uomo – Memoria, storia e storie attorno a un albero emblematico” di Carlo Blangiforti, Alessandro D'Amato, Stefano La Malfa e Antonio Sarnari, con la prefazione di Giuseppe Barbera e le fotografie di Alessia Scarso. A dialogare con gli autori Elvira Panunzio e Marta Caradonna. All'iniziativa, promossa dall'associazione di promozione sociale L'AltraSciacca, presieduta da Stefano Siracusa, è intervenuto anche l'assessore comunale alla cultura Salvatore Mannino. Il libro parte necessariamente dalla natura, ma subito si confronta con la cultura. La "forza" del carrubo e del suo paesaggio, la forza che può renderli non "sradicabili", è altrove e non solo sui risultati agronomici, economici, aziendali e di mercato, seppure fondativi. È, insieme, nella storia, nella letteratura, negli artefatti, nella medicina, negli usi gastronomici, nell'incontro tra culture. Il libro, infine, indaga anche la presenza del carrubo nella pittura di Carlo Levi e di Piero Guccione.