"Hedia. Quella sporca faccenda", ma anche letture e momenti di dibattito. Della misteriosa scomparsa della nave Hedia e del suo equipaggio, composto da 19 italiani e 1 gallese, si è discusso ieri sera a Sciacca presso i locali del Circolo Il Corallo. Presenti, tra gli altri, diversi familiari del saccense Filippo Graffeo, inghiottito nel nulla, insieme alla motonave, di cui si è persa ogni traccia nel marzo del 1962.
Nessun naufragio. Ne è convinto, prove alla mano, il nipote, Accursio Graffeo, che da 5 anni, ha effettuato tutta una serie di ricerche utili alla ricostruzione della verità. Una vicenda per cui né i governi italiani né quelli francesi che si sono succeduti hanno voluto mai andare a fondo e su cui vige tuttora il segreto di Stato. Quasi certamente nave e marinai furono tirati in mezzo alla guerra di indipendenza dell'Algeria che si combatteva in quegli anni: gli indipendentisti volevano liberarsi dell'oppressione coloniale francese.
I familiari di Graffeo, all'epoca, provarono a far intervenire don Michele Arena in virtù dei suoi ottimi rapporti diplomatici con la Francia a seguito della tragedia del Dixmude, ma nemmeno il sacerdote riuscì ad ottenere nulla di concreto. Quasi certamente quell'equipaggio fu sacrificato in ragione degli interessi di Stato, ma c'è chi, ancora oggi, spera che vi possa essere qualcuno vivo, magari deportato, in quegli anni, in qualche altra località coloniale francese. Vi proponiamo adesso dei brevi spezzoni tratti dal documentario di Maurizio Costa.