"L'immediato ritiro dell’attuale Legge Finanziaria e la presentazione di un nuovo testo che contenga solo disposizioni in materia di interventi a favore dei cittadini". È solo una delle richieste avanzate dal gruppo parlamentare di Italia Viva all'Ars presentate al Governo regionale guidato da Nello Musumeci nell'ambito delle misure da adottare per cercare di contenere le conseguenze economiche dall'emergenza Coronavirus. A renderle note l'ex senatore Nuccio Cusumano. "Ritengo - dichiara - si tratti di proposte che vadano nella giusta direzione per un reale sostegno alle aree produttive e ai cittadini e con una rilevante attenzione verso i Comuni".
I deputati regionali di Italia Viva (il soggetto politico che fa riferimento a Matteo Renzi) propongono inoltre lo stop a tutti gli impegni di pagamento e le rateizzazioni stipulati da cittadini ed imprese con Riscossione Sicilia almeno fino alla fine del 2020 e la sospensione dei pagamenti nei confronti di IRFIS, IRCAC e CRIAS dei prestiti concessi a commercianti, imprenditori, artigiani e cooperative.
Ma non è tutto: i renziani chiedono anche di fermare ogni nuova legge di spesa (anche se di riforma), tagliare da tutti i capitoli di bilancio ogni risorsa di cui si possa fare a meno (tipo contributi e patrocini, finanziamenti a fiere, feste, manifestazioni ed eventi vari). Tra le altre proposte: l'autorizzazione allo sblocco di fondi europei e POC per un loro utilizzo come parte corrente. Si tratta di cifre che attualmente oscillano dai 2miliardi ai 2miliardi e 800 milioni ("se ne può recuperare almeno la metà", osserva Cusumano).
Per Italia Viva, inoltre, i risparmi di bilancio, i fondi strutturali in economia oltre ai POC, per un importo che deve superare il miliardo e mezzo, devono essere devoluti ai comuni per abbattere o cancellare per l’anno in corso TARI, IMU, Suolo pubblico e utilizzati dalla Regione per tagliare l’IRPEF di competenza allo scopo di di sostenere i ceti meno abbienti e chi perderà il lavoro o dovrà chiudere la sua attività. Chiesta infine l'attivazione della Cassa integrazione in deroga e l'accelerazione dei pagamenti alle imprese per immettere sul mercato maggiore liquidità possibile.
Santa Messa a porte chiuse alla Chiesa di San Giuseppe per celebrare il Patriarca.
Nell’intento di ridurre l’esposizione a rischio contagio da Coronavirus della popolazione e del personale, nei giorni scorsi è stata disposta la temporanea chiusura o la riduzione degli orari di apertura di diversi uffici postali al fine di garantire, comunque, l’erogazione di alcuni servizi necessari, ma nonostante le prescrizioni e gli inviti a ridurre gli spostamenti solo per situazioni specifiche e di reale necessità, si registra spesso un’eccessiva concentrazione di clienti negli uffici postali rimasti aperti e spesso per svolgere operazioni non urgenti.
E’ questa la denuncia dei sindacati si Poste Italiane Cisl, Cgil Uil, Failp e Confsal sull’argomento sono compatti e intransigenti che ritenendo non sempre fondato lo ‘stato di necessità’ di molti clienti, rammentano che tali comportamenti creano situazioni di rischio per la salute del personale e dei cittadini a causa dell’affollamento, che spesso non garantisce il rispetto delle distanze minime previste.
L’aggravarsi della diffusione del Coronavirus nel nostro Paese – commenta il segretario nazionale della Cisl Poste Maurizio Campus- ha obbligato il Governo a decisioni radicali, giustamente imposte a tutti i cittadini italiani. Tra i provvedimenti più urgenti e necessari vi è quello dell’obbligo di rimanere a casa, salvo casi di comprovate esigenze. I lavoratori di Poste Italiane, per la particolarità del servizio che espletano, non appartengono al novero dei cittadini che restano a casa per arginare il contagio del virus”.
“Questi lavoratori – spiega il sindacalista- siano essi sportellisti negli uffici o portalettere nelle strade, sono a rischio elevato perché a contatto diretto con le persone, nonostante tutte le precauzioni possibili. Gli uffici postali restano aperti, ove possibile, e la posta viene consegnata ovunque per aiutare il Paese a non bloccarsi totalmente. Questo servizio, non sempre indispensabile e di comprovata esigenza, non deve mettere a rischio la salute dei lavoratori postali, già colpita in molte aree del paese”.
“È necessario quindi – conclude Campus – che si faccia chiarezza su ciò che è urgente e indifferibile nella erogazione dei servizi postali per poter diradare la presenza dei cittadini nei nostri uffici. Ieri alle Poste si sono effettuate 565 mila operazioni di sportello e di queste 300 mila solo di operazioni di pagamento. Ci si preoccupa adesso per la prossima scadenza nel pagamento delle pensioni. Si temono concentrazioni di anziani in ufficio per ottenere quanto loro spettante. Una situazione che dunque si potrebbe trasformare in un’emergenza. C’è tutto il tempo per scongiurarla attraverso l’adozione di misure che però si rendono urgentissime
Tra i problemi poi rimane sul tappeto quello di una concentrazione di persone nelle ore antimeridiane nei supermercati, mentre nelle ore pomeridiane vige una sorta di desolazione. Gli stessi proprietari dei supermercati si appellano alla cittadinanza ad un comportamento più adeguato. Se è comprensibile non essere abituati ad un’emergenza, non lo è sicuramente continuare a tergiversare su comportamenti scorretti.
Tra i soggetti più a rischio della pandemia da Coronavirus ci sono soprattutto le persone anziane: