Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 17 di oggi (mercoledì 1 aprile),
Mentre al "San Giovanni di Dio", come rivelano queste fotografie pubblicate dal sito GrandangoloAgrigento, appaiono in fase piuttosto avanzata i lavori di realizzazione dei posti letto per contagiati dal Coronavirus, nella città dei Templi è scattata una petizione per dire no all'apertura di un reparto Covid dentro l'ospedale. I promotori della raccolta di firme parlano di "scelta scellerata, che consente il diffondersi del virus così come è accaduto a Bergamo, Lodi e Codogno". Mirella Gulisano, promotrice della petizione in questione, fa notare che gli ospedali che hanno gestito meglio questa emergenza sono stati quelli le cui strutture sono dotate di padiglioni separati, mentre il San Giovanni di Dio è un nosocomio monoblocco. Non sono sufficienti, dunque, evidentemente, tutte le rassicurazioni in ordine alla separazione degli accessi per pazienti e operatori sanitari. Cosa che sembra ormai in dirittura d'arrivo. Così come in dirittura d'arrivo sarebbero anche i lavori dei percorsi dedicati all'interno dello stesso "Giovanni Paolo II" di Sciacca, l'altro ospedale della provincia indicato dall'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza all'interno del quale ricavare almeno 25 dei circa 60 posti letto che immediatamente si metteranno a disposizione per i casi di pazienti positivi al Covid-19. Ma anche a Sciacca, ancorché al momento senza una raccolta di firme, è in corso un ampio confronto sull'opportunità di generare quella che rischia di essere una promiscuità tra reparti tradizionali e posti letto Covid. Una perplessità che, d'altra parte, lo stesso sindaco Francesca Valenti non ha nascosto, invocando la garanzia che il Giovanni Paolo II non venga snaturato, che dunque non si chiudano reparti né tanto meno si trasferiscano i pazienti, affidandosi di contro alle rassicurazioni tecniche e pratiche su una separazione tra il reparto Covid e tutte le altre unità operative. Eppure a Sciacca sembra continuare ad essere concreto il rischio di chiusura della Nefrologia. È tornata a denunciarlo oggi la CGIL di Agrigento che, in una nota firmata dal responsabile del settore Funzione Pubblica Antonio Cutugno, denuncia le voci circa un presunto sacrificio richiesto a operatori sanitari e pazienti di questo reparto per recuperare personale medico da dedicare al reparto Covid-19. Se così davvero fosse, la CGIL si domanda cosa ne sarà dei tanti pazienti che da anni fanno dialisi a Sciacca, non nascondendo i propri forti dubbi in ordine all'ipotesi che questi pazienti possano venire dirottati nei centri privati. Al commissario ad acta per la direzione medica dell'ospedale di Sciacca Alberto Firenze la CGIL chiede di farsi garante dei diritti dei pazienti nefropatici, scongiurando, laddove le voci della possibile chiusura della Nefrologia fossero fondate, la chiusura del reparto. Rapporti tesi, quelli tra il sindacato e i vertici dell'Asp, ai quali la CGIL chiede di voler assicurare le relazioni sindacali anche in videoconferenza.
Insomma: nella fase di emergenza sanitaria che si sta attraversando, il destino dei presidi ospedalieri continua a generare forti preoccupazioni, soprattutto in merito all'ipotesi che i predetti presidi possano in qualche maniera venire ridimensionati, con ipotesi (comunque non confermate) di chiusura di reparti che, in effetti, sarebbero difficili da digerire. Rimane pacifico che i posti letto Covid sono necessari, eppure nessuno li vuole. Non, almeno, dentro gli ospedali per come li conosciamo. In tanti in queste settimane avevano guardato con attenzione all'ipotesi che da queste parti si puntasse all'utilizzo in questa direzione del "Fratelli Parlapiano" di Ribera come Covid Hospital, sulla falsariga della decisione assunta per l'ospedale di Partinico. E d'altronde lo stesso commissario ad acta Alberto Firenze aveva inizialmente pensato ad un utilizzo di tutti gli ospedali agrigentini. Ma alla fine, anche a seguito dei dubbi dei medici anestesisti e rianimatori, si è preferito concentrare i posti letto negli ospedali maggiori della provincia. Sullo sfondo di questo grande dibattito, rimane un'organizzazione dell'ASP senza un capo, con un direttore generale, Alessandro Mazzara, che (dopo l'addio del precedente manager Santonocito) è ancora un "facente funzioni". È oltremisura condivisibile, da questo punto di vista, il reiterato appello del Comitato Civico per la Sanità di Sciacca che, sebbene inascoltato, continua a invocare la nomina di un nuovo manager. Ma da questo orecchio, il Governo della Regione, ma evidentemente l'intera classe politica della provincia di Agrigento, continua a non volerci sentire.
"Almeno il 30% delle attività commerciali che hanno chiuso per l'emergenza Coronavirus