Sembra decisamente improbabile che l'accordo giallo-rosso romano tra Cinque Stelle e Partito Democratico,
Torna a riunirsi lunedì mattina 9 settembre il direttivo ATI, l'organismo presieduto da Francesca Valenti. Obiettivo: fissare la data dell'assemblea dei sindaci, per quella che si annuncia come l'attesissima decisione finale riguardante la forma di gestione idrica da dare al territorio, autentico bivio da cui dipende il futuro di un servizio di fondamentale importanza, quello dell'acqua pubblica.
Sullo sfondo ci sono sempre le ipotesi che hanno fatto discutere nei mesi scorsi, al centro a fine luglio di una seduta straordinaria e aperta dello stesso Consiglio comunale di Sciacca: da un lato la Spa, dall'altro la società consortile. Associazioni pubbliche ma anche diversi sindaci propendono nettamente per la seconda ipotesi, considerando per lo meno rischioso costituire una nuova società per azioni, nella quale – stando a chi contrasta questo scenario – il privato che esce dalla porta potrebbe in qualche maniera rientrare dalla finestra.
Tutto lascia presagire dunque che l'acqua in provincia di Agrigento verrà gestita da una società consortile costituita dagli stessi comuni, in un'impostazione di organismo completamente pubblico blindato da possibili interessi di imprenditori attratti dalla possibilità di fare soldi con ciò che non a caso è stato definito oro bianco.
Eppure stando a quanto si apprende la soluzione non è così semplice né tanto meno così scontata. Fioccano da più parti dubbi, infatti, anche a livello istituzionale, sui possibili presunti pericoli che sarebbero legati proprio alla scelta di puntare sulla società consortile, ritenendo che la Spa possa essere la strada giusta, considerando che lo stesso sostegno così diffuso alla soluzione della società consortile anche dalla parte orientale della provincia di Agrigento debba suscitare qualche interrogativo. “Siamo determinati per la società consortile anche sulla scia del sentire popolare, che chi fa politica è chiamato a rispettare”, dice al nostro Telegiornale Margherita La Rocca Ruvolo.
Che la questione sia complicata però è fuor di dubbio. La gestione commissariale di Girgenti Acque, iniziata dopo l'interdittiva antimafia inflitta dal prefetto a Girgenti Acque e alla controllata Hydortecne, si sta rivelando molto insidiosa, e preoccupano notevolmente anche i quasi 30 milioni di euro di debiti che si sono accumulati nel corso del tempo e di fronte ai quali al momento i sindaci hanno resistito, opponendosi alle ipotesi di un aumento (che sarebbe a dir poco scioccante) delle tariffe. Quelle stesse tariffe tutt'altro che economiche.
Ma sullo sfondo dell'intera questione c'è sempre la questione dei 16 comuni non consegnatari degli impianti, i quali non sembrano avere alcun interesse né per la società per azioni, né per la società consortile, escludendo naturalmente scenari diversi dalla gestione diretta. Con il risultato però che nella stessa provincia, per non dire a pochi chilometri di distanza, ci sono cittadini che pagano troppo e cittadini che pagano poco. I comitati civici per l'acqua pubblica dei comuni non consegnatari però dicono: “Noi vogliamo che gli altri paghino poco come noi, perché devono costringerci a pagare troppo come loro?”. Considerazione che sembra non fare una grinza. Fatto sta però che la strada verso la società consortile sembra tutt'altro che in discesa. Oggi la presidente dell'ATI Francesca Valenti al nostro telegiornale ha preferito non rilasciare dichiarazioni, limitandosi però ad osservare che siamo a ridosso della scelta, che bisognerà ponderare tutti gli elementi in discussione perché non ci sarà una seconda opportunità per rimediare ad un eventuale errore.
Forse indebolito dal forte vento delle scorse ore,
Girgenti Acque S.p.A. ha fatto sapere oggi che, causa avverse condizioni meteo della scorsa notte, nella mattinata di oggi è stato riscontrato