quello acquistato grazie alla raccolta fondi promossa dall’associazione Orazio Capurro, è regolarmente in funzione e ormai da settimane.
Una sottolineatura non superflua a fronte di quello che continua a verificarsi, ossia il ritardo nella notifica della guarigione ai soggetti che hanno avuto il Covid e hanno finito il periodo di quarantena, certificato dal secondo tampone negativo.
Una condizione che riguarda tanti saccensi e non solo saccensi, come lamentato da diversi sindaci della provincia di Agrigento, bloccati in casa per ulteriori 10-15 giorni dopo aver effettuato il tampone di verifica e aver concluso il periodo di quarantena.
Succede da mesi, ma si pensava che, con l’attivazione del laboratorio di biologia molecolare all’ospedale Giovanni Paolo II e soprattutto dell’analizzatore di tamponi, la situazione sarebbe cambiata, che l’esito sarebbe stato quasi immediato e il conseguente periodo di isolamento ridotto. Non è stato così, non è ancora così, per la semplice ragione che la gestione dei dati e la comunicazione continua ad essere competenza esclusiva del dipartimento di prevenzione dell’Asp.
Dunque, i tamponi vengono processati giornalmente all’ospedale di Sciacca, così come al San Giovanni di Dio di Agrigento, ma i dati confluiscono unicamente alla struttura provinciale dell’Asp che gestisce la notifica dei contagi, così come quella delle guarigioni o dell’isolamento fiduciario per i soggetti a stretto contatto con positivi. E’ chiaro che ci si trova davanti ad una mole di lavoro non indifferente, ma è quantomeno necessario potenziare il dipartimento che deve occuparsi di tutto ciò o cambiare il sistema. A pagare le conseguenze di tale gestione non possono essere certamente i cittadini che, dopo avere vissuto l’incubo del Covid, quando finalmente terminano la quarantena devono comunque aspettare anche altre due settimane prima di poter finalmente uscire di casa. Ci sono stati saccensi che hanno vissuto tutto ciò anche per un mese e mezzo. Non è francamente accettabile, né comprensibile.