Attraverso un’indagine, hanno spiegato come piccoli e grandi, tra membri del gruppo scout ed altri frequentatori della parrocchia di riferimento, quella di San Michele, hanno affrontato l’ostacolo del Covid che ha impedito di vivere appieno non solo le singole vite, ma anche l’esperienze di gruppo.
Lo scopo del nostro lavoro – spiegano Kristian Barbaria, Adele Fazio, Andrea Carlino, Maria Giulia Bivona, Gianluca Pupello, Samuela Schittone, Asia Billera, Davide Baldassano e Alessia Bacchi - è stato comprendere, attraverso le parole degli intervistati, i loro stati d’animo, le loro emozioni, le loro relazioni sociali e le loro vite quotidiane durante quest’ultimo anno.
Abbiamo sin da subito notato – spiegano - quanto la differenza d’età influisca sul modus vivendi d’ognuno: i più piccoli del nostro gruppo, i lupetti, hanno vissuto il tutto con molta leggerezza rispetto ai ragazzi del reparto e ai giovani del clan. A questi ultimi manca tutto ciò che caratterizza la propria età; come ai piccoli mancano il gioco e le prime uscite con gli amici, ai più grandi è stata tolta la possibilità di fare esperienze: le feste, le semplici passeggiate, i viaggi e in particolar modo la scuola. Infatti mentre chi frequenta elementari, medie e superiori è tornato tra i banchi, gli universitari sono costretti alla DAD e a non avere gli strumenti per poter costruire il proprio futuro; da un anno si adattano continuamente ai cambiamenti, il che - aggiungono i ragazzi - è tipico di noi scout, come recita il motto, “Siate pronti” ( Estote parati ).
I capigruppo, Nino e Cristina, hanno evidenziato quanto sia stato difficile in tutti questi mesi organizzarsi per garantire lo svolgimento delle attività in modo sicuro, assumendosi una grande responsabilità.
Con il loro impegno – continuano i giovani scout - accompagnato da quello di tutti i capi del nostro gruppo, siamo riusciti a partecipare alle attività in modo costante e sicuro. Abbiamo avuto occasione di poterci confrontare anche con due genitori i quali si sono mostrati profondamente preoccupati per il proprio futuro e per quello dei loro figli; rimangono tuttavia speranzosi di poter rivivere la normalità.
Invece con la disponibilissima Betty, coordinatrice del consiglio pastorale della parrocchia di San Michele – spiegano ancora i ragazzi - abbiamo riflettuto sul ruolo della Chiesa in questo periodo. Secondo il suo pensiero, la Chiesa, da questo periodo, ne sarebbe uscita rigenerata, grazie ai fedeli che hanno saputo instaurare un rapporto diretto con Dio. È stata riscoperta una nuova Chiesa nella quale la solidarietà ha affondato le sue radici, basta pensare al Papa e a tutti i sacerdoti che si sono messi in gioco per ricucire i pezzi di una società lacerata. “Dovremmo impegnarci a riporre più fiducia in noi stessi che siamo i componenti principali della Chiesa”, ha esortato la coordinatrice.
Con il nostro vice parroco, Don Salvatore - si legge ancora nella nota del noviziato Ohana - abbiamo invece capito quanto la tecnologia sia stata il ‘’ braccio destro ’’ della Chiesa, utile per raggiungere chiunque ne avesse bisogno. In alcuni la fede è cresciuta, in altri si è affievolita”. Parroco che lancia il messaggio, a tutta la comunità di “Rimanete uniti, nella fede, partecipando attivamente alle celebrazioni .”
A fine indagine i giovani scout hanno tirato le somme. Il loro invito, in quanto ragazzi con grandi ambizioni per il futuro e tanti sogni nel cassetto, seppur demotivati in questo periodo, è quello di non chiudersi nelle proprie preoccupazioni, ma di abbattere, al contrario, tutte quelle mura immaginarie che non permettono di guardare oltre,“Sforzandoci sempre – concludono i ragazzi citando Baden Powell - di vedere il sole dietro le nuvole più nere.”