Secondo i criteri vigenti la Sicilia sarebbe in bilico tra la zona “gialla” e quella “arancione”.
Questa mattina Nino Sandullo dalla sua pagina Facebook ringrazia tutti quelli che gli sono stati vicino, augurandogli pronta guarigione.
Tutti sono certi che entro domani arriverà al comune di Sciacca la pec con, in allegato, il primo provvedimento conseguente alla bocciatura del Consuntivo 2019, ovverosia il decreto di sospensione della validità del Consiglio comunale di Sciacca da parte dell'assessorato alle Autonomie locali. Sarà il viatico per la parola fine che su questa consiliatura dovrà poi scrivere il presidente della Regione Nello Musumeci nel decreto di scioglimento vero e proprio. Un percorso che sembra tracciato, dunque, nell'ambito di una vicenda che, a dispetto di tutto, ben poco ha di giuridico, tutto invece ha di politico. Non si è fatta attendere, d'altronde, la replica di 9 sfiducianti su 10 (stavolta la firma di Paolo Mandracchia non c'è) in ordine alle dichiarazioni di lunedì scorso rilasciate da Francesca Valenti e di ieri pronunciate da Fabio Leonte al nostro Telegiornale. Dichiarazioni dalle quali i consiglieri Bono, Milioti, Bentivegna, Monte, Cognata, Caracappa, Maglienti, Santangelo e Deliberto evincono il sospetto che qualcuno abbia già gli estremi del decreto di sospensione del consiglio comunale di Sciacca. Un sospetto in qualche maniera "speculare" a quello di ieri di Fabio Leonte, secondo il quale il Centrodestra di Sciacca forse si stava muovendo per rallentare, nelle alte sfere della dirigenza, ma soprattutto della politica regionale, l'iter procedurale per costringere il presidente Pasquale Montalbano a riconvocare i lavori con, all'ordine del giorno, la mozione di sfiducia contro il sindaco, suggellando così anche la fine dell'amministrazione, e non solo quella del consiglio. E invece i consiglieri ribaltano questa impostazione, considerando bizzarra quella che definiscono "la fretta" della Regione nel sospendere la legittimità del consiglio comunale, probabilmente a seguito di presunte sollecitazioni specifiche.
Insomma, per gli sfiducianti l’assessore regionale alle autonomie locali sembrerebbe correre, anche troppo. L'invito a Fabio Leonte è a fare riflessioni più sagge, volte a capire perché si sia verificata quella che viene definita "la totale deflagrazione del suo gruppo". Chiaro il riferimento prima alla decisione di Cinzia Deliberto di dichiararsi indipendente, poi alla più o meno clamorosa firma di Paolo Mandracchia sulla mozione di sfiducia dopo la sua decisiva astensione sul Consuntivo. Respingono poi la critica di Fabio Leonte circa il fatto che sul Rendiconto i consiglieri abbiano sbagliato i calcoli: "No, non c'è stato alcun errore numerico, nessun conto sbagliato. È intollerabile a prescindere - sostengono - che un consigliere comunale di opposizione debba, per salvare il proprio ruolo, votare un documento finanziario che disapprova sia per ragioni tecniche, sia per motivazioni politiche".
E ancora: per Bono, Milioti, Bentivegna, Monte, Cognata, Caracappa, Maglienti, Santangelo e Deliberto deve essere "ben chiaro al Signor Sindaco ed al suo gruppo di pseudo sostenitori che il rendiconto trova la sua bocciatura a causa della totale distruzione della maggioranza che sosteneva questa amministrazione". Insomma: gli atti passano se si ha una maggioranza, altrimenti non è possibile. Sfiducianti i quali mettono in evidenza che il loro voto contrario sul Consuntivo rivela come nessuno di loro fosse attaccato alla poltrona. Consiglieri i quali poi attaccano (pur senza farne il nome) i grillini e Fabio Termine: "Forse - evidenziano - qualche pseudo politico illibato sperava di lasciare il cerino in mano ad altri così da uscirne vittorioso gettando, poi, il giorno dopo, la colpa della approvazione del Consuntivo ad altri colleghi".
"Adesso basta", dicono i consiglieri Bono, Milioti, Bentivegna, Monte, Cognata, Caracappa, Maglienti, Santangelo, Deliberto. Facendo notare che fin quando il decreto di sospensione, figlio di una legge balorda, non giungerà in comune, il consiglio comunale è e rimane nel pieno delle sue funzioni. Consiglieri sfiducianti i quali si dicono consapevoli della scelta fatta, che obbligherà qualcuno a fare i conti con la propria dignità politica. Poi annunciano anche eventuali ricorsi: "Non è ancora il tempo delle conclusioni - dicono - ma è assolutamente certo che ciascuno di noi sarà libero di far valere le proprie ragioni in ogni sede".
Infine c'è l'attacco a Pasquale Montalbano: "La peggiore presidenza del consiglio comunale di tutti i tempi, la più di parte della storia politica della nostra città". La Mozione di sfiducia viene così indicata come l'atto che sancirebbe la fine di un’esperienza politica iniziata male e finita peggio.
Il sindaco di Sambuca Leo Ciaccio